Introduzione

La Rivoluzione francese e le successive guerre napoleoniche cambiarono la faccia dell'Europa. L'invasione di Napoleone fu un momento decisivo nella storia della Svizzera.

La Francia e la Svizzera avevano coltivato rapporti molto stretti già dal XVI secolo. Molti cantoni svizzeri fornivano regolarmente mercenari per difendere la monarchia francese. Molte guardie svizzere furono uccise al Palazzo delle Tuileries nell'agosto del 1792 quando cercarono d'impedire l'intrusione nell'abitazione reale. Il massacro provocò orrore e costernazione in Svizzera; in memoria delle guardie svizzere decedute fu successivamente eretto un monumento in loro onore a Lucerna (monumento del Leone). In Francia non erano attivi solo i soldati svizzeri. Parigi, centro culturale, aveva attratto da molto tempo ogni sorta di cittadini svizzeri, molti dei quali furono influenzati dalle idee rivoluzionarie. Il più famoso rivoluzionario svizzero in Francia fu Jean-Paul Marat (1743-1793), originario di Neuchâtel, ma che viveva a Parigi già dal 1777. Fondò il giornale radicale "L'Ami du peuple" (l'amico del popolo) ed era membro dell'Assemblea nazionale francese, che decise l'esecuzione capitale del re nel 1793. Marat fu ucciso nel luglio 1793.
"Delle persone dissero che sulla piazza fuori dalle Tuileries si era radunata una folla... (…) Poi ci giunse la notizia che le guardie svizzere avevano aperto il fuoco contro le masse e che iniziò la lotta.(...). Le donne nella casa erano le nostre messaggere. Ci portarono le notizie.(…) Una ci informò che il palazzo reale stava bruciando.(…) Poi mia moglie, tornata dal mercato, mi raccontò che la gente stava trascinando per le strade i corpi mutilati degli svizzeri. Tutte le volte che qualcuno passava con un pezzo di corpo mutilato di una guardia svizzera la gente esclamava: „Hoho, bravo, bravo!“." Da una lettera dell'ufficiale svizzero J. B. Good inviata il 3 settembre 1792 ai suoi fratelli e sorelle.

L'occupazione francese

La Rivoluzione francese divulgava nuove idee sui concetti di libertà, fraternità ed uguaglianza, accolte con notevole entusiasmo in molte parti della Svizzera, particolarmente nelle regioni sottomesse. All'inizio del decennio 1790 vi furono diverse ribellioni contro le autorità.
Prima del 1797 la Rivoluzione francese non ebbe notevoli ripercussioni sulla situazione svizzera. I francesi pianificarono l'annessione dei territori svizzeri con cautela: nel 1793 occuparono alcune regioni di confine appartenenti alla Diocesi di Basilea . Nel 1797 Napoleone incorporò il territorio della Valtellina, che sottostava ai Grigioni, nella neo-costituita Repubblica Cisalpina (regione oggi parte dell'Italia del nord).
Nel gennaio del 1798 l'amministratore di Vaud, Frédéric César de la Harpe, fece appello alla Francia per liberarsi dai potentati bernesi ai quali erano sottomessi. I francesi sfruttarono questa richiesta come pretesto per invadere il territorio della Confederazione. Berna fu l'unico cantone ad opporre resistenza armata agli invasori francesi. Ma dopo alcuni successi iniziali i soldati bernesi furono sconfitti nel marzo 1798 nella battaglia di Grauholz. La sconfitta di Berna segnò la fine della vecchia Confederazione.

La Repubblica elvetica

I francesi abolirono ogni tipo di governo e di costituzione e ristrutturarono completamente il territorio.


Con l'aiuto dei francesi i rivoluzionari svizzeri compilarono una costituzione per la Repubblica Elvetica centralista, entrata in vigore nell'aprile del 1798. I cantoni (finora stati indipendenti) furono degradati a unità amministrative e riclassificati secondo il modello dei départements francesi. Durante la "Elvetica" furono creati nuovi cantoni: Lemano, Oberland, Argovia, Waldstätte, Säntis, Linth, Turgovia, Bellinzona, Lugano, Rezia, Baden e Fricktal. Ginevra, Mulhouse e il Giura con Bienne furono assegnate alla Francia; Neuchâtel restò in mano ai Prussiani senza più alcun legame con la Svizzera. La prima capitale dello Stato unitario era Aarau.
La distinzione tra cantoni, territori sottomessi e signorie fu abolita. La Dieta fu sostituita da un parlamento bicamerale, i cui deputati venivano eletti indirettamente, e da un governo, il Direttorio, formato da cinque persone.
Nonostante il governo fosse in mani svizzere, il paese fu obbligato ad accettare alcune misure impopolari imposte dai francesi. Tra queste vi erano la garanzia di vitto e alloggio per le truppe francesi ma anche il permesso di usare la Svizzera come paese di transito.
La Svizzera fu anche costretta ad accettare un trattato di alleanza con la Francia, abbandonando così la sua tradizionale neutralità.
La Repubblica elvetica seguì il modello proposto dai filosofi dell'Illuminismo del XVIII secolo. Questo modello s'intendeva come reazione contro il vecchio sistema autocratico dove tutto il potere era concentrato in poche mani. La nuova repubblica si basava sulla separazione dei poteri:

· legislativo (parlamento)
· esecutivo (governo)
· giudiziario (emanazione delle leggi).

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